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Settembre, il cappero

Pubblicato il 4/Set/2010 in Flora salentina

Il cappero è ancora in fiore. Ha iniziato a maggio e continua a produrre i suoi fiori bellissimi, bianchi ed effimeri. Lievemente profumati, spesso si aprono al crepuscolo per durare fino al mattino del giorno dopo. Le corolle molto aperte sono grandi, semplici, di un bianco luminoso con lunghi appariscenti stami: le antere sono purpuree. Le foglie eleganti, ovate, lucide, coriacee, di un verde brillante sono disposte in fila indiana sui rami flessuosi. Il cespuglio nel suo complesso è ricadente ed ama crescere sui muri formando cascate verdi.

Il mio cappero è nato da una talea di potatura, regalatami dalla mia amica Marisa. Si è trovata, la povera talea, in una situazione a mio parere infelice, addirittura drammatica: addossata ad un muro che ha dovuto essere demolito e ricostruito, è rimasta quasi sommersa da calcinacci, cemento, polvere di tufo, sassi. Tutto questo, invece, le deve essere piaciuto molto: ha attecchito senza problemi ed ha formato un bel cespuglio rigoglioso che già quest’anno mi ha permesso la produzione di due bei barattoli di capperi sott’aceto.

Ho raccolto i boccioli (lasciandone sempre qualcuno per la produzione dei bei fiori e dei gustosissimi frutti) e li ho messi in un po’ d’acqua e sale grosso. Dopo alcuni giorni di concia li ho sistemati in barattoli, coperti di aceto e gradualmente ho riempito i vasetti.

Mancaversa è a pochi chilometri da Racale, famosa per la sua produzione di capperi di ottima qualità. Da una pianta in piena produzione si ottengono dai 4 ai 6 Kg. di prodotto. La raccolta è graduale ed eseguita a mano quando il sole non è ancora alto.  E’ una pianta di esigenze limitatissime e prospera spesso in ambienti estremi, su terreni calcarei e ancor meglio su antichi muri di tufo e costoni rocciosi.

Ama il sale, il sole, il vento: è proprio salentina!
La apprezzarono i greci e i romani che ne gustavano i boccioli, usati anche come ingrediente del garum, una salsa amatissima allora e forse inaffrontabile oggi. I medici impiegavano la scorza della radice, ritenendola diuretica, tonica, astringente e antispasmodica. Usato esternamente il decotto di radice serviva a lavare piaghe e ulcere.

Una pianta amica dunque, bella e capricciosa (cresce solo dove decide che le sta bene) che allieta l’estate con i suoi fiori e ci fa ricordare la bella stagione in ogni momento dell’anno con i suoi boccioli e i suoi frutti gustosi.