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Sofia il Logos di Dio: Salento tra Oriente e Occidente: S.Sofia / S.Stefano a Soleto

Pubblicato il 30/Nov/2012 in Miscellanea, Salento magico

Il Salento è un molo tra due mari e tra due mondi. L’Oriente e l’Occidente qui si scontrano e si fondono: nelle pietre, nelle piante, negli uomini e nelle loro credenze.Una storia millenaria fa della Terra d’Otranto la più orientale terra d’Occidente e la più occidentale terra d’Oriente.

Soleto fu ed è una roccaforte di quella cultura: custodì la tradizione e i riti greco-bizantini fino alle soglie dell’età moderna e ancora custodisce la lingua grika nella parlata dei suoi abitanti. Fu centro scrittorio ( senz’altro attestato dal 1341 al 1583) e vi si produssero numerosi manoscritti oggi dispersi nelle grandi biblioteche europee.

In una bella domenica di ottobre abbiamo avuto il privilegio di visitare con la dotta e piacevolissima guida di Francesco Manni la testimonianza oggi più completa della cultura greco bizantina ormai inesorabilmente assediata dalla espansione della Chiesa latina. Quest’ultima battaglia è dipinta a vivacissimi colori (esaltati dal recente restauro) nella piccola chiesa di S.Sofia/S. Stefano.

Innovazione e tradizione si armonizzano e combattono già nella piccola elegante facciata: romanico il portale e goticheggiante il piccolo campanile a vela. I motivi ancora presenti, e ancor più il portale a protiro quasi completamente corroso, ricordano, in miniatura, S. Caterina di Galatina. Lotta impari ma dignitosa sia all’esterno che all’interno dell’edificio tra il gigante che avanza ( S.Caterina, avamposto romano) e S. Sofia, testimonianza della ostinata resistenza della complessa e colta tradizione bizantina. L’aula absidata coperta da capriate lignee è completamente affrescata : stupisce e incanta.

I devoti qui potevano contemplare tutto ciò che a loro era richiesto sperare e temere.

Di fronte a chi entra il piccolo catino absidale, con gli affreschi più antichi, presenta una raffigurazione rarissima (unica sopravvissuta) di Cristo Sofia con l’iscrizione in greco che recita: SOFIA IL LOGOS DI DIO. È la più enigmatica delle figure: un Cristo-Sofia imberbe,in abiti liturgici, con la stola a croce sul petto che benedice il calice mentre un angelo muove sopra di esso il flabello secondo la tradizione greca.

Il LOGOS : ragione, discorso, parola è concetto che permea la filosofia greca e da quella si irradiò nel pensiero successivo. Nell’Antico Testamento, nell’ebraismo ellenistico, nel libro della Sapienza (scritto direttamente in greco verso il 50 a.C.) si dice: VII,22-23 “in Essa (Sofia) c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile,mobile, perspicace,senza macchia,…amante dell’uomo…che penetra tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi.” ed ancora VII,26 “(Sofia) è irradiazione della luce eterna, specchio tersissimo dell’attività di Dio, e immagine della sua bontà”. Questo concetto filtrò nello gnosticismo, nel manicheismo, nel neoplatonismo e nella teologia cristiana. Logos fu tradotto in latino con la parola Verbum. Apre il Vangelo di S. Giovanni: “In principio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio.”

In S.Paolo il Cristo-Logos Figlio di Dio è identificato con la Sofia eterna, ragione primordiale e Legge del mondo, principio eterno, già presente nella filosofia greca da Eraclito in poi. E nella prima Patristica, S. Giustino ( esperto di filosofia stoica, peripatetica e pitagorica) assume nella formulazione trinitaria la Persona del Figlio di Dio come Logos divino.

L’immagine richiama la rilevante importanza che questa impostazione SOFIA IL LOGOS DI DIO ha mantenuto in Terra d’Otranto con la tradizione mantenuta viva dalla spiritualità bizantina, nutrita dagli scritti attribuiti a S. Germano patriarca di Costantinopoli (715) e S.Basilio.

Le pareti laterali, in più fasce sovrapposte, con la vita di Cristo e quella di S. Stefano rivelano particolari inconsueti. Sulla parete laterale di destra, la vita e ancor più il martirio di S.Stefano permettono, in quel complesso contesto di fedi e di riti ,di stigmatizzare i cattivi ebrei dal naso adunco che portano sugli abiti la rotella che li identificava. (Era presente a Soleto nel XIV e XV sec. una comunità ebraica).

Sulla parete di sinistra scene della vita di Cristo: di non poca soddisfazione per gli italo-greci il diavolo tentatore in saio francescano e con i piedi palmati. (Gli ordini mendicanti furono l’arma colonizzatrice del papato.)

Il Cristo a fianco della Madonna è ancora in forma di una delicata, femminea Sofia:identificabile solo dall’aureola con la croce.

Uscendo l’incombente Giudizio Universale della controfacciata ricorda quello che greci e latini , ma soprattutto poveri cristiani senza potere devono sapere: l’arcangelo Michele, in splendente armatura angioina, peserà le loro anime e alla sua destra sono già il papa, due cardinali, un vescovo, il sacerdote (papas) di rito bizantino e il feudatario committente (probabilmente Giovanni Antonio del Balzo Orsini).

Il grande, spaventoso Diavolo in rilievo, alla sinistra di S. Michele è invece circondato da povera gente e cartigli in greco identificano i mestieri. Messo alla gogna, sulla parete, è anche chi dorme alla domenica mattina anziché andare ad ossequiare la chiesa e il potere ( riprendendo un tema già presente in alcune chiese greche di Corfù e di Creta ).

Chi non avesse voluto uscire dalla piccola chiesa con negli occhi l’orrido Satana poteva e può tenere la testa bassa e cogliere uscendo la benedizione dei Santi Nicola e Antonio abate, rispettivamente alla maniera greca e latina per affrontare con un po’ più di serenità la faticosa settimana che iniziava.

Ben più serie e competenti note su questo gioielletto si possono avere andando sui siti: www.nuovamessapia.it e www.greciasalentina.info

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