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Tavola di S.Giuseppe: la più sontuosa opera di misericordia

Pubblicato il 31/Mar/2017 in Miscellanea, Salento magico

Prima, tra le opere di misericordia corporale, compare : dar da mangiare agli affamati e , storicamente, così è sorta la tavola di S.Giuseppe.  Nel circondario idruntino (Minervino, Palmariggi, Uggiano la Chiesa, Casamassella, Cocumola, Giurdignano, Poggiardo) ed in altre località del Salento questa prescrizione assume forme di un’eleganza e sensibilità squisite.  Non si dà solo da mangiare a chi soffre per penuria di cibo, ma lo si onora con tutto il rispetto e la generosità di un’ospitalità antica e sentita.
Tradizione, sembra, medioevale, quando il signorotto locale offriva , in questa festività. un pranzo alla popolazione del suo contado. In seguito vennero privilegiati i poveri. A Giurdignano la tradizione è attestata dalla meta del ‘600. In tempi molto recenti, nel Salento attuale, dove la povertà è meno evidente ( anche se esiste) le tavolate non sono più composte da “santi” indigenti, ma la scelta è dettata da una particolare attenzione verso chi si vuole “benedire” con la partecipazione al rito.
Le tavole sono considerate e sentite come una forma di devozione a S. Giuseppe.
Questi sontuosi altari domestici della convivialità e della condivisione possono trarre origine da un voto proprio o dal ricordo di antiche promesse, da un sogno rivelatore o dalla riconoscenza per una grazia ricevuta od anche dalla richiesta di una particolare benedizione.
Le tavole sono già apparecchiate dalla vigilia e si aprono le porte delle case a parenti e visitatori che possono pregare con la famiglia ospitante ed ammirare la solenne imbandigione.
Le più belle tovaglie finemente ricamate, i fiori di primavera, le stoviglie migliori circondano l’immagine di S.Giuseppe che troneggia al centro della tavola. I posti sono già assegnati e vanno da tre a tredici: d’obbligo S.Giuseppe, Gesù bambino e la Madonna, poi , a seguire, a seconda della sontuosità del rito gli altri Santi ( tutti familiari di Gesù), sempre in numero dispari: Sant’Anna, Santa Elisabetta, San Zaccaria, San Gioacchino, San Giovanni, San Tommaso, San Filippo, Santa Maria Cleofe, Santa Agnese,  S. Giuseppe D’Arimatea.
I grandi pani a ciambella con finocchi e arance circondano l’immagine del Santo e poi, disposte in bell’ordine, con lumi e fiori, dinnanzi ad ogni commensale sono disposte le pietanze di rito ( tutte di magro). I lampascioni ( muscari comosum)sono in prima fila ( vedi ,se vuoi, l’articolo : “Aprile . il vessillo blu della golosità ” che li descrive). La “massa” dall’aspetto massiccio come il suo nome. una variante idruntina di ciceri e trya ( cioè pasta e ceci) cui si aggiungono i “mugnuli” , broccoli di cavolo locale, ricoperta con mollica di pane rosolata in padella.  Poi il pesce che ricorda Gesù, e “lu stoccu”stoccafisso in salsa, il cavolfiore per ricordare il bastone fiorito di S.Giuseppe, fave nette ( cioè secche e senza buccia) in purea con cicorine di campagna, grano stompato ( cioè perlato) con le cipolle, i finocchi, le fave verdi ( se la stagione è stata favorevole), le cime di rapa più belle, oggi le arance ( un tempo le marange : arance amare), le ” incartiddhate” ( eleganti dolci di pasta e miele) che ricordano le fasce di Gesù, le zeppole ( bignè con crema pasticcera), le pittule (pasta lievitata e fritta) e vino del migliore ed olio fragrante ed i bei pani. Tredici portate per tredici commensali, tutte preparate con estrema cura, accompagnate e modellate sul ritmo della preghiera con gesti e rituali antichi.
Con questo spirito già dal mattino volontari portano la “massa” ancora calda e ” i Piatti di S.Giuseppe”a casa degli anziani e dei malati perché possano condividere il sapore della festa.
Nelle piazze le associazioni si danno da fare per allestire le sagre di S.Giuseppe. ( A Poggiardo quest’anno per preparare ” la massa” è stato impastato oltre un quintale di farina!) I piatti oltre ai deliziosi ingredienti locali ne contengono  uno tutto particolare : la gratuità del dono nel più autentico spirito della festa dedicata a S.Giuseppe. E forse, a ben pensarci, è proprio questo donare il prodotto locale più straordinario e significativo!
Poi, il 19 marzo, a mezzogiorno in punto i Santi siederanno a tavola per dare inizio al rito tra preghiere e delizie gastronomiche. S. Giuseppe indicherà con tre colpi di forchetta sul piatto ed un colpo di bastone sul pavimento quando passare alla portata successiva servita dai padroni di casa.
Alla sera poi , in alcuni paesi risplenderanno i falò e intorno ad essi la comunità si ritroverà ancora con le pittule ed un bicchere di vino per concludere la festa in bellezza.