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Il secondo fuoco per creare bambole o altro

Pubblicato il 9/Nov/2011 in Ceramica

La ceramica, nel suo nascere dalle mani dell’uomo, chiama a raccolta, da molti millenni, acqua, aria, terra e fuoco.
Questi sono gli elementi che la filosofia greca al suo sorgere e nei suoi vari esponenti colse nella loro primordiale essenzialità e considerò arché, principio primo da cui tutto deriva. Lavorare, essiccare, cuocere l’argilla pone le dita e la creatività in contatto diretto con quegli elementi primigenii.

Il granfuoco è la prima prova cui sono sottoposti gli oggetti modellati. Questi manufatti escono dal forno non più terra, ma terracotta: rossa, rosata o bianca a seconda dell’impasto.
Ci si può lavorare ancora ed infondere alla terracotta una vita più colorata e lucente.

Si procede allora a dipingere con colori sottosmalto, usati come acquarelli, le proprie creature. Per me sono le bambole che ho modellato e i tondi con rappresentazioni antropomorfe del Sole, della Luna piena e nascente o del Mare a dare la gioia più piena. Nel momento in cui ne dipingo gli occhi ho l’impressione che assumano una loro personalità, unica e autonoma.
Alla pittura seguirà la cristallinatura: un bagno in una specie di vetro liquido dall’apparenza lattiginosa. Con il secondo fuoco (che può variare dai 920 ai 960 gradi a seconda dei bagni) questa copertura, che ricopre e nasconde i colori, li fisserà e diventerà un rivestimento lucido e, appunto, cristallino.

Il gioco è fatto, l’oggetto è finito, a meno che non si voglia procedere ad un terzo fuoco…

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